Recensione: L 'eredità di Guy de Maupassant
L’eredità
di Guy de Maupassant
L’eredità di
Guy de Maupassant, edito Carbonio Editore, traduzione a cura di Bruno Nacci,
apre il sipario ad un immaginario palco in cui si susseguono eventi ben
descritti e orditi , in un contesto che apre introspezioni psicologiche e
sociali adattabili a ogni epoca e a ogni tipo di ceto sociale, in un ironico e grottesco
turbinio emotivo che esplicita avidità, corruzione, menzogna, creando così un effetto
matrioska che contraddistingue i personaggi legati tra loro da una molteplicità
di eventi che si sviscerano nella Belle Époque di Parigi, quasi come balzando
da un tetto all’altro della città.
“Non erano
ancora le dieci, ma gli impiegati arrivavano a frotte sotto il grande portone
del Ministero della marina, si affrettavano da ogni angolo di Parigi, perché si
avvicinava Capodanno, periodo di zelo e promozioni. Un rumore di passi
concitati echeggiava nel grande palazzo tortuoso come un labirinto, solcato da
inestricabili corridoi su cui si aprivano le innumerevoli porte degli uffici”
La
semplicità della trama è amplificata dal ritmo incalzante della narrazione e
dall’analisi delle pulsioni più basse che animano i personaggi mossi
dall’opportunismo e dall’avidità; niente di più contemporaneo. Ogni azione è
finalizzata al raggiungimento dell’obbiettivo, conquistare l’eredità e così
un’affermazione sociale ragguardevole. Le debolezze d’animo non sono solo
appartenenti ai protagonisti, ma sono insiti in quella società così
apparentemente “per bene” che rivela l’opposto di quell’immagine di falso
perbenismo. Ma cosa si è disposti a fare per ottenere ciò che si vuole? Quanti
“Lesable e Cora” si celano nelle famiglie moderne e “perbene”?
“Lesable
teneva entrambe le mani sulla balaustra, assaporando l’aria come si assapora
del vino, con un desiderio di saltare, gridare, di fare gesti scomposti, tanto
si sentiva invaso da una profonda, trionfante gioia. La vita gli apparve
radiosa, l’avvenire pieno di felicità! Cosa avrebbe fatto? E si mise a
sognare.”
Eredità, una
parola che riecheggia attraverso case, uffici, strade, come un’ombra incombente
che determinerà un totale cambiamento di vita per le persone che ne sono
destinatarie. Ma si cela l’imprevisto, una clausola, un piccolo dettaglio che
stravolge ogni aspettativa e ogni modalità di pensiero e azione. Uno stato di
benessere che sarà traccia di zone d’ombra, perché non c’è limite all’avidità
umana, che sprigiona un desiderio irrefrenabile che si insinua e serpeggia nei
peggiori dei modi nell’animo umano, divampando e divorando ogni minima ombra di
umanità. Ma la ricchezza tanto agognata manifesta l’ipocrisia dell’individuo,
che mosso da questo incontrollato desiderio avvia come un effetto domino delle
scelte che non sono lesive solo contro il prossimo, ma anche contro il rispetto
della propria dignità individuale. Una partita senza regole in un teatro
dell’assurdo nel districato animo dell’essere umano, in cui niente è come
sembra.
“Un pensiero
incessante li perseguitava, li minacciava, aizzava il loro mutuo rancore,
quello per l’inafferabile eredità”
Il tutto
grazie a personaggi ed eventi che formano un perfetto puzzle, in una
dettagliata trama psicologica che ricorda quanto imperfetto sia l’uomo, nella
sua sete di accettazione sociale. Una società che assume la forma di un branco
degenerante, che riesce ad influenzare le scelte morali a favore delle più
abbiette pur di raggiungere uno status che sia degno di rispetto e notorietà.
Una sfaccettatura sempre contemporanea che sviscera vizi e virtù ancestrali che
ancor sono abbarbicate alle quotidiane azioni di una società che cambia solo in
apparenza.
Simona
Trunzo
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