Recensione: "I giorni pari"


I giorni pari romanzo scritto da Maria Caterina Prezioso per Arkadia Editore , già nel suo divenire caratterizza in modo preciso l’evolversi della narrazione con la scelta del titolo. Un pari che esplicita instabilità, conflitto, squilibrio in una contrapposizione di opposti intrinseca già nel definire il pari in contrapposizione con i dispari, ma i giorni pari evidenziano una contrapposizione di forze, che tendono a prevalere in modo alterno le une sulle altre e che la parità della forza dei giorni non riesce a controllare. Quindi questa continua ricerca di equilibrio non si riesce ad ottenere, in una successione infinita di eventi e situazioni contrapposte che contraddistinguono i giorni dei protagonisti e della vita, in una imprevedibilità di fatti e misfatti. Così come si esplicita nelle storie delle due protagoniste, Sara e Silvana, che inconsapevoli l’una dell’altra vivranno il dramma del fascismo e della seconda guerra mondiale, che travolgerà le loro e le vite di tutti in modo indelebile.

Due ragazze, le loro famiglie, i loro amori, i loro drammi, le loro origini. Una trama ben ordita di due vite apparentemente parallele che invece si incroceranno per un breve periodo di tempo, quando saranno dirimpettaie e si osserveranno dalle finestre, legate da quella sofferenza che le unisce nel sentirsi prigioniere di sé stesse e degli eventi, una gabbia metaforica che limita la libertà di pensiero e l’identità personale con le continue restrizioni inflitte, una vera e propria prigionia che accompagna la realtà della vita narrata anche nel suo significato più recondito, quello della prigionia inflitta dai drammi della guerra. Sono svariate le situazioni che rendono prigionieri da quelle che si celano negli affetti familiari, nelle amicizie o nell’ambito lavorativo. A volte ci si ritrova in gabbia inconsapevoli, ma le due protagoniste vivono costantemente nella volontà di essere libere nella consapevolezza di sé stesse, ricche di una forza interiore che le fa guardare oltre le sbarre emotive, pronte a correre i rischi necessari per superare le avversità della vita con enorme coraggio.

Lo stesso coraggio che l’autrice affronta nella ricerca di ricordi tangibili di un passato storico crudele, in un tempo di cui non si vorrebbe aver ricordo, in un periodo storico in cui il conflitto cruento delle differenze razziali e della guerra hanno devastato la dignità delle popolazioni coinvolte e non. Anni di terrore: leggi razziali, la seconda guerra mondiale e la ricostruzione della Repubblica. Il tutto ambientato a Roma, il ghetto ebraico e il quartier popolare di Val Melina, un sanatorio, un paesino di provincia, Reggio Calabria, il mare e tutto ciò che contraddistingue una terra come la Calabria nelle sue tradizioni culturali e familiari. Le due protagoniste e tutti i personaggi che incroceranno i loro cammini diventeranno elementi fondamentali per l’evolversi della trama e della sua completa quadratura.

Distruzione e rinascita: la danza della vita segue il ritmo della creazione-distruzione-rinascita, accompagnata dalla continua lotta tra bene e male che caratterizza la vita nel suo divenire, ma le due protagoniste fanno emergere forte il senso e la volontà di rinascita e riscatto, in un romanzo che non si limita a riprendere un determinato periodo storico ma che analizza in modo caleidoscopico i personaggi in sentimenti, vita, azioni, emozioni.

Simona Trunzo






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