Recensione:"Franco-Padrone e sotto"

FRANCO- PADRONE E SOTTO
Una taverna, un tavolo, un mazzo di carte due sfidanti: il gioco della vita. Questo è ciò che rappresenta maggiormente il protagonista del romanzo Franco-padrone e sotto.

Il mondo circostante influisce il modo di esistere: la famiglia, il paese, gli incontri, insomma il luogo dove si vive, ma anche ciò che si è: emozioni, sentimenti e personalità arricchiti da colori, profumi, sapori della propria terra; un cammino fatto di scelte incontri ed un ragazzino determinato, forte, coraggioso che nel suo amare la vita si prodiga ad affrontare e superare tutte le prove.

Il protagonista presentato nella sua età adulta, racconta la sua vita a ritroso, nel luogo che per lui ha rappresentato il suo cammino: la taverna, il vino, il gioco delle carte, nella zona di Sibari, in Calabria. Si esplicita tutto il suo mondo emotivo attraverso i rapporti di amicizia sinceri o meno, le relazioni d’amore nelle sue varie forme ed un rapporto genitoriale forte, con una mamma accogliente ed un padre apparentemente rigido e distaccato, in un rapporto conflittuale ma ricco d’amore. In una continua ricerca di una chimera lontana per capire che poi l’essenziale è a portata di mano: la famiglia, gli affetti e la propria terra, avere già tutto e non esserne consapevoli.

“nel gioco come nella vita, alcune situazioni siamo noi stessi a crearle”

Un ragazzino il suo migliore amico e le carte, questo il loro tempo insieme, legato al gioco, all’alternanza delle vittorie e delle sconfitte, dal distribuire le carte e quindi la mano che ti viene servita, che rappresentano il determinismo- avvenimento causato da altro che lo precede-, al libero arbitrio, il modo in cui si gioca.

 L’individuo ha il potere di decidere il proprio agire e pensare e dalla volontà oppure, semplicemente la scelta è determinata dal singolo e non da forze esterne. Il tutto contrapposto agli eventi casuali di fattori esterni che sono completamente al di fuori di ogni controllo, che repentini si insinuano nel cammino per scatenare il caos di sentimenti, idee, cose e situazioni. Un turbinio che pone a prove e cambiamenti per poi ricondurre ad un apparente stato di quiete.

Durante la partita si studia l’avversario, i suoi movimenti, la mimica facciale e nel contempo si ragiona sulle probabilità; il modo in cui la persona gioca corrisponde al modo in cui si comporta nella vita. Osservare le azioni e le reazioni delle persone al tavolo da gioco, un esempio perfetto della vita e delle sue variabili, una passione che stimola a migliorare le proprie competenze per raggiungere obiettivi sempre più ardui. Oltre a saper leggere le altre persone è fondamentale la capacità di controllare le proprie emozioni e l’ansia e resistere alle provocazioni senza far trapelare che la mossa dell’avversario crei difficoltà nell’azione successiva. Il protagonista apprende subito questa fondamentale caratteristica, sin in giovane età, un modo per sviluppare un forte autocontrollo utili nel gioco e nella vita.
 E ancora non affidarsi alla fortuna, ma assumersi la responsabilità delle scelte, saper orientare la partita dove si vuole; riassumendo valutazione probabilità, spirito di osservazione, capacità di indurre e condurre il gioco a proprio vantaggio, concentrazione, disciplina, pazienza, confronto. Essere corretti o disonesti.

Se il gioco rappresenta nell’inconscio umano una sfida alla fortuna le carte rappresentano il mistero del gioco del destino.

Simona Trunzo

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